Non solo per dimagrire….

Uno stile di vita sano che preveda un’alimentazione varia ed equilibrata, del sano moto (integrato nella quotidianità!) e gestione dello stress, offre senza dubbio un bellissimo effetto collaterale… il peso forma!
Ma mangiare bene e occuparsi di sé è anche e soprattutto la chiave per ammalarsi meno e tenere lontane malattie importanti e spesso letali o che peggiorano molto la qualità della vita di chi si ammala e di coloro che compongono la sua famiglia e e suoi affetti. Certamente pensiamo alle malattie cardiache, a quelle del metabolismo, ai tumori ma ce ne sono altre insospettabili.
Per esempio le demenze.
Molte sono infatti le ricerche che giungono allo sgradevole risultato di connettere queste malattie degenerative ad uno stile di vita non sano (vedere “The China Study” di C. Campbell o Valter Longo “La dieta della longevità”), e comunque a scorgere dei nessi importanti tra come ci si alimenta, il peso corporeo, e l’insorgenza di queste malattie.
Sono malattie subdole, che portano passo passo le persone a non essere autosufficienti, a vivere senza memoria, disorientati, e a diventare pericolosi per se stessi e molto difficili da trattare dai familiari.
Spesso sono infatti i loro cari a rivolgersi al medico con la paura di stare assistendo all’insorgenza di una di queste demenze.
Sono malattie cui purtroppo non c’è ancora una cura definitiva che guarisca il paziente. La ricerca ci sta ancora lavorando.
Però una diagnosi precoce può aiutare molto il rallentamento della degenerazione neuronale. E come? attraverso farmaci adeguati che comunque funzionano molto di più se associati e potenziati da un cambio di abitudini alimentari e di vita e ad una terapia neurocognitiva che una volta impostata può essere portata avanti quotidianamente dai familiari stessi!!!

Come si affronta un percorso di perdita di peso.

Nella mia esperienza di psicologa annovero collaborazioni interessanti con medici dietologi e nutrizionisti sulla ottimizzazione dei risultati nei percorsi di dieta per persone sovrappeso e in stato di obesità (MC>30).

Le resistenze psicologiche dietro un fallimento dietologico possono essere tante ed avere a che fare con molteplici aspetti della personalità e dei vissuti delle persone.

E’ allora molto importante quando ci si appresta a seguire una dieta essere consapevoli delle motivazioni che hanno condotto al peso attuale e delle motivazioni che ci stanno spingendo a voler dimagrire.

Prendendo spunto dal modello S.F.E.R.A. ideato dal dott. Giuseppe Vercelli , psicologo dello sport, nell’ambito della prestazione sportiva, ho creato un modello che si applica invece con successo al percorso dietetico e al cambiamento di abitudini di vita  e di habitus mentale che comporta.

Il modello prevede una forte concentrazione sul momento  con costante consapevolezza dei propri sentimenti (Sincronia nel modello originale). Questo permette di gestire i pensieri e i vissuti disturbanti che possono sopraggiungere subito prima e durante l’attività di nutrirsi o mentre si sta facendo qualcosa che non c’entra con l’alimentarsi. Quanti sperimentano una “fame” sospetta durante alcune attività quotidiane che possono annoiare o mettere alla prova facendoci sperimentare un senso di angoscia e inadeguatezza. Ecco che allora tendiamo aa interrompere queste attività e quindi ad allontanare i sentimenti connessi, con una pausa compensativa a base di carboidrati!

La seconda istanza da tenere presente (punti di Forza) è rappresentata dalle capacità psicologiche che mi riconosco, legate all’autoefficacia (valutazione delle proprie capacità rispetto alla riuscita in un determinato compito).  E’ importante rafforzare questo punto con esercizi di implementazione della sensazione di autoefficacia.

La terza componente è data dall’Energia, cioè dall’uso attivo della “forza Psichica” e della sensazione di “potere” nel senso di “posso farlo”. Si tratta della spinta positiva che ci fa agire adeguatamente. Ci consente di utilizzare al meglio le risorse ed ottenere il risultato.

Un’utilizzo sbagliato e dispersivo o scarso dell’energia ha come conseguenza una sensazione di stanchezza e di rinuncia.

A questo punto è necessario parlare di Ritmo, cioè dell’ordinata successione degli intervalli di tempo per generare il giusto flusso. Il gesto di nutrirsi deve essere inserito ritmicamente nella nostra vita e integrarsi con le altre attività con ordine. Il ritmo dona cadenze regolari e impedisce il disordine caotico in cui si innescano comportamenti compensatori. Questo significa anche non saltare i pasti, per esempio.

L’ultimo punto che dona un valore aggiunto per la riuscita del percorso personale di cambiamento viene chiamata Attivazione e non è altro che la più interna motivazione a farcela, la voglia di vincere la sfida con le istanze negative che ci tentano e ci demotivano togliendoci un po’ di vitalità e passione.

Come si evince da queste poche e intense righe il cambiamento non è cosa da prendere alla leggera, è un vero impegno e richiede molte energie e attenzioni per essere efficace, ma non per questo non deve essere affrontato con il sorriso e con un’atteggiamento positivo, anzi solo in questo modo è possibile un vero cambiamento e non una penitenza a tempo che non provoca vero cambiamento.

Per attuare al meglio questi passi e mantenere la motivazione un buon coaching spesso fa la differenza, a patto che lo si viva come uno strumento neutro che utilizziamo in modo attivo e partecipe.

 

A presto, più magri e più sani!